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Procurement dell’innovazione nella PA: PCP, PPI e misurazione degli impatti

Come il Procurement dell’Innovazione (PCP e PPI) Trasforma la Domanda Pubblica in Leva Strategica di Sviluppo e Competitività Locale

L’innovazione nella pubblica amministrazione non dipende solo da bandi di ricerca o incentivi all’offerta: cresce soprattutto quando la domanda pubblica definisce bisogni chiari e acquista soluzioni nuove con regole che gestiscono il rischio e misurano i risultati. In questo quadro, il Pre-Commercial Procurement (PCP) e il Public Procurement of Innovation (PPI) sono gli strumenti che permettono alla PA di stimolare il mercato e ottenere tecnologie e servizi più efficaci di quelli disponibili. Per la Sardegna, l’uso strategico di PCP e PPI si allinea alla Priorità 8 (tecnologie digitali e infrastrutture) e alla Priorità 1 (innovazione e competitività delle filiere), con ricadute concrete su servizi pubblici, transizione verde e digitale, occupazione qualificata e imprese locali.

PCP e PPI: cosa sono e perché contano

Il PCP è l’appalto di ricerca e sviluppo pre-commerciale: la PA non acquista un prodotto finito, ma co-sviluppa (con più fornitori) soluzioni prototipali attraverso fasi competitive. In ciascuna fase si riduce il numero di concorrenti, si aumenta il livello di maturità (TRL) e si testa la soluzione in contesti realistici. Al termine del PCP, i diritti di proprietà intellettuale sono condivisi secondo regole trasparenti, in modo da permettere sia l’uso pubblico sia la commercializzazione da parte delle imprese. Il PCP mitiga il rischio tecnologico e mette la PA al centro del processo d’innovazione.

Il PPI è l’appalto pubblico di soluzioni innovative già prossime al mercato (TRL elevati), in cui la PA specifica esigenze funzionali (esiti, prestazioni attese) e lascia al mercato la scelta tecnologica. È lo strumento per scalare soluzioni di cui esistono prototipi dimostrati, anche grazie a PCP precedenti, con contratti di fornitura/servizio e SLA misurabili. Spesso PCP e PPI stanno in sequenza: prima si derischia la tecnologia, poi si acquista su scala.

Nel quadro europeo, PCP e PPI sono considerati leve prioritarie per l’innovazione orientata a missioni (salute, digitale, clima, resilienza) e possono beneficiare di cofinanziamento in programmi pluriennali. Per un inquadramento istituzionale aggiornato, è utile la pagina della Commissione dedicata all’innovation procurement, con definizioni, casi ed esempi: Innovation procurement – European Commission.

Dal bisogno alla soluzione: processo, fasi e regole

1) Definizione del bisogno e consultazione del mercato. L’innovazione di domanda nasce da fabbisogni chiaramente espressi (outcome-based) e da una consultazione preliminare aperta e non discriminatoria. In questa fase, la PA verifica che il problema sia comune e non coperto adeguatamente dal mercato, esplicita vincoli (normativi, di interoperabilità, ambientali), individua possibili metriche di successo e raccoglie feedback sui rischi tecnici e di adozione. La consultazione non impegna l’ente ma riduce asimmetrie informative.

2) PCP – fasi competitive multi-fornitore. Il PCP si articola in tre passaggi tipici:

  • Progettazione concettuale: i fornitori selezionati propongono soluzioni, architetture, studi di fattibilità; si stabiliscono requisiti funzionali e ambientali, vincoli di interoperabilità e sicurezza (incluso trattamento dei dati).
  • Prototipazione: sviluppo di prototipi funzionanti, test di laboratorio e in ambienti controllati; definizione dei KPI tecnici (prestazioni, robustezza, efficienza energetica, usabilità).
  • Sperimentazione in campo: trial in contesti reali, con report su affidabilità, manutenibilità e scalabilità. Alla fine di ogni fase si effettua una valutazione comparativa e si riduce il numero dei fornitori.

3) PPI – acquisto e messa in esercizio. Se la sperimentazione conferma la fattibilità, la PA può passare al PPI, impostando l’appalto su requisiti prestazionali (non su soluzioni predefinite), con criteri premianti per sostenibilità energetica, cicli di vita, inclusività e manutenibilità. La valutazione considera TCO (total cost of ownership), impatti ambientali e sociali, capacità del fornitore di garantire servizio e aggiornamenti.

4) Governance e trasparenza. In tutte le fasi servono regole chiare su IPR, conflitti d’interesse, trasparenza delle valutazioni, tracciabilità dei dati e replicabilità delle misure. Per la PA regionale e gli enti locali, è utile predisporre modelli standard di disciplinare, capitolato e piani di prova, riducendo tempi e incertezze.

Casi e lezioni apprese: Sardegna, Italia, Europa

Sardegna – domanda pubblica e filiere locali. Negli ultimi anni il sistema regionale ha attivato appalti innovativi in ambiti come mobilità urbana, tutela ambientale e servizi digitali. L’impostazione ha favorito la nascita di soluzioni pilota con componenti IoT, piattaforme dati e applicazioni di AI per il governo del territorio. In alcuni comuni, esperienze di illuminazione intelligente e barriere ambientali smart hanno unito innovazione tecnologica e gestione sostenibile, dimostrando che una PA committente esigente può orientare il mercato verso risultati misurabili e replicabili. La lezione principale: la domanda locale ben formulata attrae imprese tecnologiche e crea condizioni per PPI successivi su scala più ampia.

Italia – energia e servizi urbani. A livello nazionale, l’uso di gare quadro per l’efficientamento energetico ha consentito a molti comuni di accelerare la sostituzione dei punti luce con tecnologie LED intelligenti, introducendo telecontrollo e manutenzione predittiva. Pur non sempre in forma “classica” di PPI, questi schemi mostrano come requisiti prestazionali (risparmio, qualità della luce, disponibilità del servizio) e indicatori di esito possano guidare l’innovazione di filiera, con benefici su consumi, sicurezza e manutenzione. Il passaggio da progetti pilota a servizi stabili è stato possibile grazie a contratti standard e a un’attenzione crescente alla misurazione dei risparmi lungo tutto il ciclo di vita.

Europa – sanità digitale e assistenza. Nel panorama europeo, progetti cooperativi hanno mostrato la sequenza PCP→PPI in ambito sanitario: piattaforme di telemedicina per terapie intensive, robotica per l’assistenza domiciliare degli anziani, telecare integrata nei percorsi socio-sanitari. Le evidenze più robuste riguardano: definizione chiara degli outcome clinici/sociali (riduzione di eventi avversi, tempo di risposta, qualità di vita), coinvolgimento dei professionisti sin dalla progettazione, politiche di interoperabilità e gestione dei dati. La replicabilità ha richiesto manuali operativi, piani di formazione e una governance che sopravvive ai progetti finanziati, con contratti di servizio e SLA chiari.

Tre “lezioni” trasversali:

  • gli obiettivi funzionali (e non le soluzioni) generano mercati più aperti;
  • la misurazione degli esiti va definita prima di partire;
  • senza capacity building amministrativa, il passaggio da prototipo a servizio rischia di bloccarsi.

Impatto economico e misurazione: indicatori e accountability

Indicatori di innovazione. Per valutare se PCP/PPI creano valore, vanno misurati: TRL medio alla partenza e alla conclusione; tempo al primo prototipo; % di funzionalità soddisfatte; interoperabilità (conformità a standard, API aperte). In ambito digitale, è utile aggiungere metriche ambientali (kWh/utente, CO₂e evitate) e di accessibilità (conformità a linee guida sull’usabilità e sull’inclusione).

Indicatori economici. L’efficacia si coglie su: TCO comparato (capex/opex su 5–10 anni); ROI sociale (benefici ambientali, tempo risparmiato, riduzione errori/processi); spend analysis (quota spesa pubblica attivata sul territorio); partecipazione PMI e nuove imprese abilitate. Per servizi urbani (energia, smart city), si misurano risparmi energetici, riduzione guasti, costi evitati di manutenzione.

Indicatori di mercato. Una domanda pubblica “intelligente” non chiude il mercato, lo apre: % di appalti con almeno tre soluzioni concorrenti; quota di appalti aggiudicati a nuovi entranti; tasso di replicazione dei risultati in altri enti; standard adottati di fatto (interoperabilità). La misurazione ex post deve essere pubblica e leggibile: dashboard open, metadati su come sono calcolati gli indicatori, audit trail delle prove.

Accountability e trasparenza. Tutte le fasi (consultazioni, criteri, esiti) vanno documentate e rese trasparenti. Dove possibile, pubblicare i dataset (anonimizzati) relativi a test, prove, prestazioni e indicatori di qualità, in coerenza con i profili di interoperabilità e con l’open data regionale. La trasparenza abbassa le barriere per i fornitori, aumenta la fiducia dei cittadini e permette di correggere la rotta in corso d’opera.

Governance, competenze e capacity building nella PA

Team di progetto e ruoli. Un PCP/PPI di qualità richiede una squadra multidisciplinare: RUP e ufficio gare; tecnici di dominio (sanità, energia, mobilità…); data steward per standard e interoperabilità; legale per IPR e privacy; controller per misurazione e auditing; cybersecurity per i rischi digitali. Coinvolgere utenti finali (operatori sanitari, tecnici comunali, cittadini) nelle fasi precoci riduce rischi di adozione.

Processi e documenti tipo. La PA locale guadagna tempo con modelli standard: capitolati funzionali, piani di test, griglie di valutazione, piani di formazione e manuali operativi. I documenti tipo permettono di passare velocemente da consultazione a gara, e da prototipo a servizio. La standardizzazione facilita le reti di comuni e gli acquisti aggregati.

Parità di genere e inclusione. L’innovazione è più forte quando i team sono diversi. È utile prevedere quote minime di rappresentanza nei comitati decisionali, promuovere leadership femminili in ruoli tecnici e valorizzare competenze STEM tra le professioniste del territorio. Nei progetti a impatto sociale (energia, welfare, mobilità) la progettazione partecipata con associazioni, scuole, terzo settore migliora qualità e accettabilità delle soluzioni.

Cooperazione territoriale. Unioni di comuni e province possono istituire hub di competenza su PCP/PPI: supporto giuridico, modelli riusabili, catalogo di casi d’uso, laboratori di prova (testbed). A livello regionale, la regia su standard, interoperabilità dei dati e misurazione consente di evitare frammentazioni e di scalare le soluzioni che funzionano.

Tecnologie abilitanti e gestione dei rischi

Piattaforme digitali del procurement. La digitalizzazione del ciclo di vita degli appalti (pianificazione–gara–esecuzione) consente tracciabilità, tempi più rapidi e controlli automatici. Nei PCP/PPI, la piattaforma deve gestire fasi multiple, valutazioni iterative, schede di prova e IPR. Integrare questi sistemi con i cataloghi dati e i portali regionali aiuta la rendicontazione e il riuso di lezioni apprese.

Testbed e validazione. Ogni PCP/PPI ha bisogno di ambienti di prova: laboratori aperti, siti pilota, dataset di riferimento, simulatori (es. digital twin per energia, mobilità o sanità). Le prove devono essere ripetibili e comparabili tra fornitori. In ambito digitale, è essenziale testare cybersecurity, privacy-by-design e requisiti di interoperabilità (API, formati aperti, protocolli).

Rischi e mitigazioni. I rischi principali: lock-in tecnologico (si prevengono con formati aperti e portabilità), stime irrealistiche di costi/tempi (si correggono con piani incrementali e milestone), resistenza al cambiamento (si affronta con formazione e accompagnamento), e sostenibilità economica nel tempo (si garantisce con TCO e piani di manutenzione). Nei progetti digitali, la sicurezza è parte del valore: autenticazione forte, segmentazione, gestione segreti, audit e piani di risposta agli incidenti.

Prospettiva di lungo periodo: una domanda pubblica che innova i territori

Il procurement dell’innovazione è un investimento istituzionale nella capacità di governo, non solo una procedura di gara. Per la Sardegna, significa mettere a sistema competenze amministrative, tecniche e giuridiche per tradurre bisogni collettivi in sfide di mercato e in servizi migliori. PCP e PPI, usati con continuità, creano mercati contendibili, favoriscono PMI e startup innovative, accelerano il trasferimento tecnologico e aumentano la qualità dei servizi pubblici — dall’energia alla mobilità, dalla sanità digitale alla protezione del territorio.

La traiettoria è chiara: fabbisogni ben formulati, processi aperti e trasparenti, misure verificabili, inclusione di genere e sociale, standard per dati e interoperabilità. Così la domanda pubblica diventa strategia per innovare le filiere locali e attrarre investimenti, con effetti misurabili su produttività, sostenibilità e cohesione. Nel medio periodo, una PA capace di usare PCP e PPI con competenza e rigore costruisce un ecosistema dove l’innovazione non è episodica, ma una routine di governo del territorio.

Questi articoli e contenuti sono da considerarsi informativi e sperimentali, realizzati con il supporto dell’intelligenza artificiale.
Non sostituiscono i canali ufficiali: si invita a verificare sempre le fonti istituzionali della Regione Autonoma della Sardegna.

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