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Agroalimentare: sensori IoT nei vigneti per la resilienza climatica

Gestione intelligente dell’acqua, prevenzione delle malattie e qualità del raccolto con sensoristica in campo e analisi dei dati

Caldo estremo, siccità e piogge irregolari mettono sotto pressione la viticoltura mediterranea. La sensoristica IoT – suolo, pianta e microclima – abbinata a modelli previsionali consente di irrigare quando serve, prevenire le infezioni fungine e stabilizzare la qualità anno dopo anno. Studi recenti mostrano risparmi idrici a doppia cifra e decisioni più rapide grazie a dati affidabili e fruibili in tempo reale.

Indice

1. Perché sensori IoT aiutano la resilienza climatica

Con variabilità meteo crescente, i “segni” visivi arrivano tardi. Dati continui su umidità del suolo, stato idrico della pianta e bagnatura fogliare anticipano di ore o giorni la decisione irrigua o il trattamento fitosanitario, limitando sprechi e passaggi inutili. Rapporti OIV evidenziano come la pressione climatica e fungina renda prioritaria la gestione fine delle risorse e l’adozione di tecnologie digitali nei vigneti europei.

2. Cosa misurare: suolo, pianta, microclima

Suolo

Sensori capacitivi/TDR per umidità volumetrica e temperatura a diverse profondità. Integrati con stazioni meteo locali per calcolare la domanda evaporativa.

Pianta

Sap-flow, dendrometri (diametro fusto), camere a pressione per calibrazione periodica: misure dirette dello stress idrico utili a tarare le soglie operative per appezzamento.

Microclima e chioma

Temperatura/UR nella chioma e sensori di leaf wetness (LWD) posizionati correttamente: piccoli scarti di misura rispetto a una stazione standard cambiano il risultato dei modelli, quindi l’installazione è cruciale.

3. Connettività e piattaforme: dal filare al cruscotto

In collina o aree rurali, reti LoRaWAN coprono chilometri con batterie di lunga durata e costi contenuti; dove c’è copertura, NB-IoT/LTE-M garantiscono ritorno dati affidabile. Diverse sperimentazioni in vigneto mostrano continuità di comunicazione e integrazione di sensori ambientali, di pianta e di suolo su un’unica piattaforma.

4. Malattie della vite: rilevazione precoce e modelli di rischio

Per peronospora e oidio contano bagnatura fogliare, umidità e finestre termiche. Modelli addestrati con dati “in chioma” e immagini ad alta risoluzione anticipano i focolai e riducono trattamenti a calendario. La letteratura segnala l’uso di reti neurali per intercettare i primi sintomi in campo e l’importanza di misurare LWD nel punto giusto della chioma per non sovra/sottostimare il rischio.

5. Acqua: programmazione irrigua con ET0, CWSI e gemelli digitali

L’irrigazione si imposta partendo dall’ET0 FAO-56 (Penman–Monteith) e dai coefficienti colturali; su questa base si integrano indici di stress come il CWSI e modelli previsionali (anche con AI) per capire quando e quanto irrigare a livello di settore o micro-zona. La metodologia FAO-56 resta il riferimento tecnico per stimare la domanda idrica; DSS IoT in vigneto hanno dimostrato risparmi d’acqua mantenendo resa e qualità.

In diversi progetti europei si sperimenta anche il digital twin di parcella: si simulano scenari di irrigazione/ombreggiamento e si confrontano consumi ed effetti sulla pianta.

6. ROI e impatti: meno acqua ed energia, più qualità

Ordini di grandezza osservati sul campo

  • Risparmio idrico: dal 10–17% con DSS conservativi fino a 30–40% in adozioni mature, con qualità invariata o migliore. :contentReference[oaicite:7]{index=7}
  • Energia: meno ore di pompaggio e turni mirati abbassano i kWh per m³ distribuito (beneficio economico e climatico).
  • Qualità: gestione idrica di precisione stabilizza zuccheri, acidità e profili aromatici; casi storici su sensori di flusso linfatico mostrano tagli d’acqua rilevanti a parità di qualità.

Un caso reale in Sardegna sud-occidentale ha testato una piattaforma IoT per water stress in vigneto con buone prestazioni operative all’aperto e basi solide per decisioni irrigue in tempo reale: evidenza utile per la trasferibilità regionale.

7. Competenze e formazione per agronomi e tecnici

Oltre all’hardware, servono competenze per leggere i dati e tradurli in azioni. Per agronomi e tecnici: installazione corretta dei sensori (posizionamento LWD, profondità sonde suolo), taratura con misure di riferimento (es. potenziale idrico), uso di dashboard e soglie operative, basi di data literacy. La formazione va aperta a profili femminili STEM e nuove professionalità digitali in agricoltura, ampliando il bacino di competenze nelle aree rurali.

8. Collegamento a P1 e P8

P1 – Ricerca e competitività

Linee pilota su sensori e modelli, validazioni in campo con aziende vitivinicole, trasferimento tecnologico su protocolli irrigui e difesa a variabile clima.

P8 – Tecnologie digitali e dati

Piattaforme regionali per acquisire, archiviare e analizzare dati di parcella; interoperabilità (API), edge analytics in campo, cruscotti per decisioni rapide e trasparenti.

Conclusione

Sensori IoT e analisi dei dati rendono il vigneto più resiliente: meno acqua e trattamenti “a calendario”, più decisioni basate su evidenze locali, migliori profili qualitativi. Integrando standard irrigui (FAO-56), modelli di rischio in chioma e connettività a basso consumo, le imprese vitivinicole possono ottenere ritorni economici e ambientali misurabili, mentre la formazione di agronomi e tecnici consolida una capacità regionale pronta alle sfide climatiche.

Riferimenti essenziali: OIV – Stato del settore 2023 · DSS per irrigazione di precisione

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Questi articoli e contenuti sono da considerarsi informativi e sperimentali, realizzati con il supporto dell’intelligenza artificiale.
Non sostituiscono i canali ufficiali: si invita a verificare sempre le fonti istituzionali della Regione Autonoma della Sardegna.

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